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La repubblica dell’immaginazione

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La repubblica dell’immaginazione

Azar Nafisi cattura la nostra attenzione già dalla prima pagina di questo saggio, che, riprendendo il sottotitolo dell’opera in lingua inglese, si può definire come “una difesa della narrativa”.

Infatti, ricordando le memorie difensive deposte in sede di giudizio, Nafisi presenta le proprie tesi e le relative prove facendo riferimento a grandi classici della letteratura americana: Le avventure di Huckleberry Finn, Babbitt, Il cuore è un cacciatore solitario e le opere di James Baldwin. Ognuno di questi serve a rappresentare un tema, agendo inoltre come fonte ispiratrice e cassa di risonanza per le osservazioni più generali dell’autrice sulla propria esperienza personale – di docente universitaria, di emigrata e di partecipante attiva nella società civile globale – che a loro volta danno corpo alle sue idee sul ruolo imprescindibile che riveste la letteratura ai giorni nostri.

La struttura del saggio è simile a quella già sperimentata in Leggere Lolita a Tehran, romanzo d’esordio della Nafisi presto diventato best-seller mondiale dopo la pubblicazione nel 2003. Per contro, ne La repubblica dell’immaginazione, l’Iran – terra di nascita dell’autrice, dove ha vissuto e poi lavorato come docente universitaria di letteratura americana prima di trasferirsi negli Stati Uniti – non è tanto cornice degli eventi quanto, nelle sue parole, uno “specchio distorcente”, in cui Stati Uniti e Iran possono vedere sé stessi e vedersi l’un l’altro. Risulta particolarmente incisiva la sua osservazione che il totalitarismo, coi suoi imponenti sforzi di soffocare la libertà d’espressione letteraria, in realtà mostra di essere pienamente consapevolezza della sua funzione indispensabile; questo paradossalmente a differenza delle democrazie liberali, in cui sono sempre più frequenti i tagli ai fondi destinati alle scienze umanistiche ed alla cultura e cresce la predominanza della scienza e della tecnologia. 

Certo, approfondendo, la situazione è meno lineare. Il declino della letteratura potrebbe essere l’inevitabile conseguenza dell’efficacia con cui l’America è riuscita ad imporre ciò che, secondo Nafisi, è il suo valore per eccellenza: la disponibilità a reinventarsi. Eppure, sottolinea l’autrice, il concetto stesso di reinvenzione si basa sulla capacità di immaginare, di sognare. E questa, a sua volta, ha bisogno di essere alimentata dalla letteratura. Nafisi mostra che la letteratura veicola ideali e funge da archivio per il passato – non tanto per evadere dalla realtà, quanto per potervi ritornare e guardarla con occhi nuovi (per parafrasare le celebri parole di TS Eliot). La stessa opera di Nafisi dimostra inoltre che la letteratura è anche una lingua, capace di aiutarci a comunicare sfumature e complessità con un’efficacia ed una completezza che mere descrizioni o affermazioni non potranno mai avere. 

Soprattutto, però, la letteratura è un mezzo col quale possiamo esprimere la parte più recondita di noi stessi, quella che “negare e tradire [non vuole] dire solo arrendersi alla volontà del tiranno, ma anche, in un certo senso, infliggersi la morte”, poiché è lì che si cela la nostra individualità. E se ci accorgiamo di ritrovare i nostri pensieri, sentimenti e desideri in un testo scritto in un luogo lontano, magari tanti secoli fa, non è forse vero che in fondo, ciò che ci accomuna è infinitamente più grande delle nostre differenze? La letteratura – e l’arte in generale, mi permetto di aggiungere, una consapevolezza che del resto ispira il nostro impegno con l’Associazione Culture del Mondo– alimenta l’empatia, che a sua volta sfocia inevitabilmente nella coscienza della nostra umanità condivisa. Quindi, nel mondo odierno, le scienze umanistiche, la cultura e l’arte non sono affatto lussi superflui: sono essenziali. 

Forse a testimonianza della perspicacia dell’autrice, negli anni intercorsi tra la pubblicazione de La repubblica dell’immaginazione nel 2014 e i giorni nostri, la crisi delle conoscenze cosiddette “soft” si è solamente acuita; l’opera rimane dunque una lettura tuttora di grande attualità. Le sfide senza precedenti poste dalla pandemia di Covid-19 sono intervenute a sconvolgere in un mondo già turbato da nuove e gravi incertezze, in cui la conoscenza e l’intelletto sono derisi e non coltivati, e non si tenta più di accettare ciò che è “altro” da noi, tantomeno conoscerlo. Se da una parte, come osservato dalla stessa Nafisi, la letteratura non può certo curare questi problemi, può comunque essere una importante bussola che aiuta a navigare in mezzo alla tempesta. Che siate amanti della lettura o meno, non chiuderete questo libro articolato e suggestivo senza averne tratto importanti e ricchi spunti di riflessione. 

Per ogni libro comprato su amazon, prendiamo una piccola commissione che ci aiuterà a sostenere le nostre iniziative. Grazie!

 

 

 

 

Sarah Pasetto

In uno dei suoi primi ricordi, Sarah riesce a convincere i suoi genitori a comprarle un libro. La lettura è sua compagna da sempre, che sia sul divano con un bel romanzo o al lavoro con una raccolta di sentenze (che, le piace pensare, non sono che storie in un'altra forma). Oltre ai libri, ama il ciambellone al limone, la scoperta di luoghi nuovi vicini e lontani e la pratica delle inversioni yoga.
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